20 Lug chiacchiere estive sulla fiber art con NearteNeparte – Jagoda Buic
Eccoci al 2° appuntamento delle nostre “chiacchiere estive sulla fiber art”. Il viaggio continua dopo il “buco” della guerra e arriva negli anni 50. Il mondo delle arti tessili si trova faccia a faccia con : lo sviluppo industriale, il dibattito accesissimo tra artigianato e arte e la rinascita civile
Oggi vi racconto due tappe significative per l’affermazione di questa arte come forma di espressione autonoma
prima tappa 1956, parliamo della mostra “Texiles USA” allestita al Museum of Modern Art di NY, la vera avanguardia nel campo delle arti tessili. Sarà perchè gli USA son sempre stati avanti, sarà perchè non avevano tradizioni secolari di arazzi e tessuti e quindi più liberi da orpelli culturali, fatto sta che per la prima volta vengono esposti abiti realizzati con il copertone delle auto, paracaduti, nastri isolanti, nylon, tappezzerie di auto. I tessuti diventano oggetto di allestimento e in una stanza viene costruito un enorme ombrello realizzato con decine di tessuti differenti. Tutto ciò viene presentato alla mostra con una dicitura precisa “SI PREGA TOCCARE”.
La mostra è stata organizzata da Arthur Drexler, direttore del Reparto Architettura e Disegno del museo.
Bernard Rudofsky, vista del grande ombrello nella mostra Textile USA, MoMA 1956. Immagine tratta da J.H. Carmel, Exhibition Techniques. Traveling and Temporary, New York: Reinhold Publ. Corp., 1962. |
seconda tappa 1957, siamo in Italia e all‘XIima edizione della Triennale di Milano, sarà dato ampio spazio al mondo del tessile ma ancora in una versione classica, ben lontana dagli esperimenti statunitensi,qui la fiber art è ancora legata alla pittura.
Nella sezione dei Tessuti, nei Padiglioni delle Produzioni delle Arti e del parco Sempione, si può ammirare una rassegna di numerose stoffe e disegni preparatori, infatti in questa occasione fu indetto il Concorso internazionale di disegno per tessuti stampati per l’arredamento e gli artisti che vi parteciparono furono tantissimi.
Alcuni dei bellissimi bozzetti possono essere visti presso l’archivio privato dell’arte italiana del ventesimo secolo, la Fondazione Massimo e Sonia Cirulli
In questo luogo, la fiber art è ancora collegata alla dimensione bidimensionale e il legame fra i tessuti e il mondo del design industriale e dell’alta moda si rafforza ma all’interno della mostra, alcuni artisti stranieri riescono a dare una visione diversa del mondo dei tessuti e delle possibilità esplorative. I tessuti non sono solo fibre su cui si imprime il disegno dell’artista di turno ma inizia a diventare espressione tridimensionale e ce lo mostrano artisti della scuola di Cracovia e in particolare giovanissima artista croata uscita da poco dall’accademia che presentò alcune opere proprio alla triennale che aprirono uno scenario futuro interessante sull’uso delle fibre e la loro lavorazione. L’artista è Jagoda Buic.
Un’artista versatile, scenografa, designer, costumista, cartapestaia e soprattutto una fiber artist!
Nasce nel 1930 in Croazia, si diploma in all’Accademia di Arti Applicate e Design di Zagabria e Storia dell’Arte alla Facoltà di Filosofia dell’Università di Zagabria; all’Accademia di Vienna, per poi specializzarsi seguendo studi di Scenografia del film a Cinecittà, a Roma, e Storia del Costume al Centro delle Arti e del Costume a Palazzo Grassi a Venezia. Jagoda trasferisce la sua visione dell’arte tessile tridimensionale in tutto il mondo a partire dalla fine degli anni 60 con timidi esperimenti che però già rompono gli schemi tradizionali; sarà però dal 1962 che quest’artista inizierà la sua vera ricerca artistica dedicandosi comnpletamente alla tapiserie.
Qui sotto potete vedere un video di una dell’ultime mostra fatte in Italia, a Trieste dove sono state raccolte tantissime opere, il video rende perfettamente l’idea del linguaggio espressivo di Jagoda.
Qui invece l’intervista a Jagoda che vi invito ad ascoltare perchè molto interessante per capire anche la storia della fiber art
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